giovedì 4 giugno 2015

Riflessione

Al termine di questi "post" sui viaggi missionari, proponiamo questa riflessione conclusiva che ci proietta comunque nella continuità del servizio, avendo scelto per quest'anno 2015 il progetto nella missione di Bevalala in Madagascar per la costruzione di nuove aule e nuova mensa scolatica. Si confida come sempre nella Divina Provvidenza e nella generosità di tutti.

Visitare e vedere”: sono la costante dell’azione storico/salvifica di Dio nel popolo di Israele e, più in generale, nella vita degli uomini di tutti i tempi e di tutti i mondi. Tale dovrebbe essere anche la costante della vita cristiana: avere il coraggio di aprire gli occhi sulle miserie umane, di ascoltare il grido di sofferenza che proviene alto da tante zone umane crocifisse di questa terra, di visitare l’uomo prostrato e umiliato nella sua dignità, di fermarsi sulle infinite strade che da Gerusalemme portano a Gerico.  “La notte è buia e io sono lontano da casa; ma non pretendo di vedere l’orizzonte: un passo alla volta mi basta. Al prossimo passo”. Così concludevo le mie riflessioni dopo aver visitato, per la prima volta, la missione di Mahitsi in Madagascar nel giugno del 2002.

Da allora sono stati macinati migliaia e migliaia di kilometri:  dalle favelas di San Paolo allo smoky mounting di Manila, dagli slums di Nairobi agli sguatters di Las Pinas/Manila, dai pagliericci della sterminata savana di Ol Moran in Kenya alle baracche di Mahitsi in Madagascar alle povere capanne dei villaggi Filippini e della terra brasiliana di Jaiba: un itinerario che stringe il cuore in una morsa di dolore.  Ma pur in questa morsa, il cuore non può non aprirsi per dire:  “Grazie, Dio. Grazie per avermi condotto su queste vie di sofferenza e di speranza insieme, di miseria e di solidarietà, di povertà e di servizio; grazie per avermi guidato lungo le strade del mondo dove un pezzo di umanità crocifissa è amata e salvata, servita e risuscitata”.

A te la gloria, Signore, a noi la vergogna sul volto”: sono queste parole del Salmista che hanno tracciato le mie esperienze missionarie, sino all’ultima dello scorso anno in Etiopia. La gloria a Dio che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, la vergogna sul nostro volto per aver deturpato la Sua creatura, il frutto del Suo immenso Amore e della Sua infinita tenerezza.  Sono stati passi difficili e duri: durezza della fatica per raggiungere le missioni attraverso percorsi accidentati, voragini e foreste; durezza di quanto abbiamo visto e toccato in questi pellegrinaggi sulle frontiere della miseria umana. E sono state proprio le parole dell’apostolo Giovanni che mi hanno riempito mente e cuore dopo aver visitato i tanti villaggi malgasci, kenioti, brasiliani: “Colui che noi abbiamo sentito, Colui che abbiamo veduto con i nostri occhi, Colui che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato, cioè il Verbo della vita, lo annunziamo a voi” (1Gv 1,1-4).

Sì, abbiamo toccato il Verbo della Vita in quella umanità misera e sofferente, abbiamo toccato e carezzato il Verbo della Vita nei volti di quei bimbi mangiati dalle mosche, eppur sorridenti e ansiosi di giocare con te, di toccarti, di farsi prendere in braccio. Eri Tu, mio Signore crocifisso. Ed è Te che vogliamo annunciare a questo mondo abbrutito dall’opulenza e dall’indifferenza che uccide più della spada. È Te, mio Gesù, che vogliamo annunciare, parlando delle miserie umane, originate e strutturate dal peccato che, come il cancro, è invasivo nell’animo umano. È il tuo essere Verbo della Vita che vogliamo comunicare affinché la gioia della Tua presenza possa essere partecipata ad ogni uomo, perché il fuoco della Tua Parola accenda i roghi delle nostre superbie e dei nostri egoismi, perché ogni uomo possa essere ammesso alla tavola universale dell’amore, per spezzare insieme il pane fragrante dell'ospitalità, il pane profumato dell'accoglienza, il pane saporito della solidarietà, il pane croccante della gioia.

Gesù vedendo le folle si commosse perché erano come pecore senza pastore. E si mise ad insegnare loro molte cose”. Signore, continua a farci commuovere, a non vergognarci delle lacrime che rigano il volto quando si tocca tanta miseria, continua a scuoterci e a rimuovere le aridità del nostro cuore. Gesù, continua a commuoverti per questa nostra povera umanità, bisognosa di Pane, bisognosa di Parola, bisognosa di Te.

mons. Mario Salerno

Nessun commento:

Posta un commento