Al termine di questi "post" sui viaggi missionari, proponiamo questa riflessione conclusiva che ci proietta comunque nella continuità del servizio, avendo scelto per quest'anno 2015 il progetto nella missione di Bevalala in Madagascar per la costruzione di nuove aule e nuova mensa scolatica. Si confida come sempre nella Divina Provvidenza e nella generosità di tutti.
“Visitare e vedere”:
sono la costante dell’azione storico/salvifica di Dio nel popolo di Israele e,
più in generale, nella vita degli uomini di tutti i tempi e di tutti i mondi.
Tale dovrebbe essere anche la costante della vita cristiana: avere il coraggio
di aprire gli occhi sulle miserie umane, di ascoltare il grido di sofferenza
che proviene alto da tante zone umane crocifisse di questa terra, di visitare
l’uomo prostrato e umiliato nella sua dignità, di fermarsi sulle infinite
strade che da Gerusalemme portano a Gerico.
“La
notte è buia e io sono lontano da casa; ma non pretendo di vedere l’orizzonte:
un passo alla volta mi basta. Al prossimo passo”. Così concludevo le mie
riflessioni dopo aver visitato, per la prima volta, la missione di Mahitsi in
Madagascar nel giugno del 2002.
Da allora sono stati macinati migliaia e migliaia di kilometri: dalle favelas di San Paolo allo smoky mounting di Manila, dagli slums di Nairobi agli sguatters di Las Pinas/Manila, dai pagliericci della sterminata savana di Ol Moran in Kenya alle baracche di Mahitsi in Madagascar alle povere capanne dei villaggi Filippini e della terra brasiliana di Jaiba: un itinerario che stringe il cuore in una morsa di dolore. Ma pur in questa morsa, il cuore non può non aprirsi per dire: “Grazie, Dio. Grazie per avermi condotto su queste vie di sofferenza e di speranza insieme, di miseria e di solidarietà, di povertà e di servizio; grazie per avermi guidato lungo le strade del mondo dove un pezzo di umanità crocifissa è amata e salvata, servita e risuscitata”.
“A te la gloria,
Signore, a noi la vergogna sul volto”: sono queste parole del Salmista che hanno
tracciato le mie esperienze missionarie, sino all’ultima dello scorso anno in
Etiopia. La gloria a Dio che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, la
vergogna sul nostro volto per aver deturpato la Sua creatura, il frutto del Suo immenso Amore e
della Sua infinita tenerezza. Sono stati passi difficili e duri: durezza della
fatica per raggiungere le missioni attraverso percorsi accidentati, voragini e
foreste; durezza di quanto abbiamo visto
e toccato in questi pellegrinaggi sulle frontiere della miseria umana. E
sono state proprio le parole dell’apostolo Giovanni che mi hanno riempito mente
e cuore dopo aver visitato i tanti villaggi malgasci, kenioti, brasiliani: “Colui che noi abbiamo sentito, Colui che
abbiamo veduto con i nostri occhi, Colui che abbiamo contemplato e che le
nostre mani hanno toccato, cioè il Verbo della vita, lo annunziamo a voi”
(1Gv 1,1-4).
Sì, abbiamo toccato il Verbo della Vita in quella
umanità misera e sofferente, abbiamo toccato e carezzato il Verbo della Vita
nei volti di quei bimbi mangiati dalle mosche, eppur sorridenti e ansiosi di
giocare con te, di toccarti, di farsi prendere in braccio. Eri Tu, mio Signore
crocifisso. Ed è Te che vogliamo annunciare a questo mondo abbrutito
dall’opulenza e dall’indifferenza che uccide più della spada. È Te, mio Gesù,
che vogliamo annunciare, parlando delle miserie umane, originate e strutturate
dal peccato che, come il cancro, è invasivo nell’animo umano. È il tuo essere
Verbo della Vita che vogliamo comunicare affinché la gioia della Tua presenza
possa essere partecipata ad ogni uomo, perché il fuoco della Tua Parola accenda
i roghi delle nostre superbie e dei nostri egoismi, perché ogni uomo possa
essere ammesso alla tavola universale dell’amore, per spezzare insieme il pane
fragrante dell'ospitalità, il pane profumato dell'accoglienza, il pane saporito
della solidarietà, il pane croccante della gioia.
“Gesù vedendo le folle
si commosse perché erano come pecore senza pastore. E si mise ad insegnare loro
molte cose”. Signore, continua a farci commuovere, a non vergognarci delle
lacrime che rigano il volto quando si tocca tanta miseria, continua a scuoterci
e a rimuovere le aridità del nostro cuore. Gesù, continua a commuoverti per
questa nostra povera umanità, bisognosa di Pane, bisognosa di Parola, bisognosa
di Te.
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