Materdomini 29 novembre 2015.
Il nostro inizio di Avvento, sotto la
protezione di san Gerardo Maiella, patrono delle mamme e dei bambini.lunedì 30 novembre 2015
sabato 28 novembre 2015
Il nostro saluto a don Luigi Mazzucato
Don Luigi Mazzucato ci ha lasciati e ha raggiunto la casa del Padre
Davanti al Santissimo Sacramento, ieri sera mi è giunto un sms: "Don
Luigi Mazzucato è volato in cielo". Rendo omaggio ad un sacerdote vero
che per 50 anni si è speso nelle periferie del mondo. E' stato direttore
dei Medici con l'Africa/Cuamm e in oltre cento viaggi in Africa ha
servito gli ultimi, ha servito la vita. Ringrazio il Signore per averlo
incontrato e per chi me lo ha fatto incontrare. L'omaggio in queste foto
del nostro viaggio missionario in Etiopia, della sua presenza in
parrocchia e al Salone della Provincia per il progetto "prima le mamme e
i bambini" (2013-2014). Il Signore ricompensi le sue fatiche e lo
accolga nell'abbraccio della sua infinita misericordia.
Tristi, ma con la serenità che viene dal compiersi
di una lunga vita dedicata agli altri, annunciamo la morte di don Luigi
Mazzucato, direttore del Cuamm al 1955 al 2008, avvenuta nella serata di
oggi a Padova. La camera ardente sarà aperta sabato 28 novembre alle 9 nella sede di Medici con l’Africa Cuamm in via S. Francesco 126 a Padova.
Il rito funebre, presieduto dal vescovo di Padova, don Claudio Cipolla,
si terrà lunedì 30 novembre alle ore 11 nella Cattedrale di Padova.
Don Dante Carraro, attuale direttore di Medici con l’Africa Cuamm, lo ricorda così:
«Sotto quell’immancabile vestito nero, accompagnato dall’altrettanto inconfondibile berretto (ovviamente nero), c’era la scoperta, quotidiana e riconoscente, di un arcobaleno, colori armoniosi e intensi di una personalità ricca e piena di vita. Di quell’arcobaleno mi piace citare solo alcuni colori: i poveri, che per don Luigi sono il patrimonio di Dio; le persone, che sapeva sempre ascoltare e mettere al centro; la Provvidenza e il fidarsi del progetto di Dio, in ogni momento; e, infine, la preghiera, sorgente fresca e limpida della sua vita».Molti i momenti significativi della sua vita, tante le prove e le difficoltà che ha dovuto superare in oltre 50 anni alla guida del Cuamm.
«Nei miei 110 viaggi in missione in Africa ho visto la povertà, la sofferenza – diceva don Mazzucato -. Ho provato l’angoscia, nel 1987, davanti al primo reparto di 40 letti per malati di Aids, all’ospedale di Aber in Uganda, tutti occupati, alcuni malati morenti e gli altri destinati a morire nel giro di due anni. Ho provato l’angoscia davanti alle vittime della guerriglia in Mozambico, alle chiese piene di cadaveri nel genocidio in Rwanda (1994), ai bambini malnutriti gravi in Etiopia. Ho sentito il grido straziante di una madre, in una notte a Catiò in Guinea Bissau, da un villaggio vicino, che piangeva disperata la morte del suo bambino. Ho visto le rovine provocate dai conflitti interni in Angola. Ho visto, più recentemente, l’estrema povertà in Sud Sudan e lo squallore di certi ospedali dove nessuno di noi avrebbe il coraggio di farsi curare e forse nemmeno di metterci un piede dentro».Nel discorso pronunciato l’11 novembre 2010, durante la cerimonia in cui l’Università di Padova gli conferiva la laurea ad honorem in “Istituzione e politiche dei diritti umani e della pace”, ha ribadito i principi ispiratori del Cuamm, che hanno sempre guidato la sua vita.
«Entrando nella vecchia sede del collegio, in via Galilei a Padova, ho visto scolpita sulla vetrata dell’ingresso la scritta Euntes curate infirmos. Era il mandato evangelico, la finalità del Cuamm. Mi sembrava di leggervi più che un invito ai discepoli, un comando di Gesù. Andate! Curate gli infermi, prendetevi a cuore i malati, guariteli e dite loro: “il regno di Dio ora è vicino a voi!” (Lc 10,9). […] Il principio guida del Cuamm è sempre stato quello della libertà, come criterio formativo, perché soltanto in clima di libertà, sosteneva il professor Canova, si possono formare convinzioni durature e aiutare i giovani a realizzare i loro ideali. Libertà nella scelta delle iniziative da intraprendere per realizzare gli obiettivi della propria missione: prendersi cura dei malati, i più poveri, nei paesi più poveri, nelle aree più sprovviste e per le fasce più deboli e bisognose della popolazione. Ho sempre detto: poveri ma liberi, non condizionati dalle convenienze, guardando solo dove maggiori sono le sofferenze e le necessità, mossi dalla ricerca della verità perché è la verità che fa liberi, secondo lo Spirito del Signore, che è Spirito di libertà».
Don Luigi Mazzucato - Profilo Biografico
Don Luigi Mazzucato è nato a Saccolongo (Padova) l’8 gennaio 1927. È stato ordinato sacerdote nel 1950. Nel 1955 ha conseguito la laurea in Teologia presso l’Università Gregoriana di Roma. Dal 1955 al 2008 è stato direttore e anima instancabile di Medici con l’Africa Cuamm. Quando nel settembre del 1955 fu chiamato a dirigere il Collegio Universitario degli Aspiranti Medici Missionari (Cuamm) aveva 28 anni e il Collegio ne contava appena cinque. Era nato nel dicembre 1950. Fin da subito fece suo quel motto evangelico “Euntes curate infirmos” (Mt. 10,6-8) che, scolpito sulla vetrata d’ingresso della sede, era stato scelto dai fondatori del Collegio ad indicare le finalità e l’ispirazione di Medici con l’Africa Cuamm, il senso del suo esistere e lo scopo del suo operare.
Per oltre sessant’anni la vita di don Luigi Mazzucato si è intrecciata con la storia di Medici con l’Africa Cuamm. Sotto la sua guida Medici con l’Africa Cuamm ha ospitato 1.053 studenti provenienti da 32 paesi del Terzo mondo e parecchie centinaia di studenti italiani. Parallelamente, in questi anni, con Medici con l’Africa Cuamm sono partiti più di 1.000 medici e 300 tra infermieri e tecnici vari, con un impegno di servizio della durata media di 3-4 anni, alcuni anche per 8-10 anni o per tutta la vita.
L’ 11 novembre 2010 presso l’Aula Magna del Palazzo del Bo, don Luigi Mazzucato è stato insignito della Laurea Honoris Causa in Istituzioni e Politiche dei Diritti Umani e della Pace conferitagli dall’Università di Padova nell’ambito delle celebrazioni per il sessantesimo di Medici con l’Africa Cuamm che si sono svolte alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il 24 settembre 2011 in occasione della 30° edizione del Premio Masi, riconoscimento conferito sin dal 1981 a personaggi originari delle Venezie che hanno saputo eccellere nei diversi campi dell’attività umana, ha ricevuto il premio speciale “Grosso d’Oro Veneziano”.
Con all’attivo oltre 100 viaggi di missione nel continente africano, don Luigi ha continuato ad accompagnare con la sua presenza silenziosa il lavoro di Medici con l’Africa Cuamm, fino agli ultimi istanti della sua vita.
lunedì 23 novembre 2015
Ricordo indelebile
23 novembre 1980 - 23 novembre 2015
Ero sacerdote da qualche
mese e muovevo i primi passi ministeriali quando la sera del 23 novembre 1980
la terra tremò provocando morte e distruzione, lacerando profondamente il
tessuto sociale, civile e morale di questa comunità. Da quella sera iniziava
una storia che avrebbe segnato radicalmente il cammino pastorale e gli anni
Ottanta e Novanta sono stati vissuti nel segno di quell’evento sismico che sconvolse
l’intera comunità.
La chiesa italiana,
all’epoca, tramite la Caritas nazionale, indirizzò le diocesi e le singole
comunità parrocchiali verso un progetto ecclesiale di rinnovamento, cercando di
cogliere l’evento sismico come possibilità di rilancio sociale e religioso,
mettendo a disposizione delle comunità colpite i Centri della comunità, strutture polivalenti a servizio di tutti i
bisogni della gente e non solo della vita liturgica. Il Centro comunitario, ad Acerno, fu donato dalla Caritas diocesana di Arezzo con cui si era gemellati e il
gemellaggio è stata un’altra grande esperienza di vita anche per i diversi
volontari, sacerdoti e laici, che si sono alternati in paese, contribuendo ad
aggregare, a fare animazione e a tenere viva la speranza. Il centro comunitario venne inaugurato il 28 giugno 1981 con una
solenne celebrazione, presieduta dal nostro Arcivescovo Mons. Gaetano Pollio.
Nel 1983 poi ci è stata donata un’altra struttura polivalente dal Liceo
classico di Modica (Ragusa), montata alle spalle del Centro con il contributo
del Catholic Relief Service (la
Caritas americana), e che abbiamo utilizzato prevalentemente per attività
teatrale e cinematografica Rifacendosi allo slogan del
Vescovo di Udine, quando ci fu il terremoto in Friuli nel maggio 1976, e cioè
“sono crollate le chiese, forse ora nascerà la Chiesa”, ci si proponeva di
rinnovare la Parrocchia, trasformandola da struttura burocratica ormai
sclerotizzata a luogo di fede adulta capace di testimoniare la carità nella
coniugazione con la catechesi e la liturgia.
Io ebbi l’ardire di fare mio
questo progetto e di viverlo fino in fondo, provocando inevitabilmente rotture
e contraddizioni, attese e risposte, accoglienza e rifiuti, taciti assensi e
subdoli dissensi. Nella comunità si
cominciò a parlare di comitati di gestione, di consigli parrocchiali, di vita
pastorale, a fare pubbliche assemblee e dibattere i temi più disparati, a fare
aggregazione e a promuovere cultura nello stesso ambiente dove venivano
celebrati l’Eucaristia e gli altri
sacramenti. Si tentò quell’operazione,
auspicata da Paolo VI negli anni del dopo concilio, di coniugare la liturgia
con la vita, la fede con la cultura, la speranza con un progetto ecclesiale non
nato a tavolino ma costruito giorno per giorno a partire dai bisogni concreti
dell’uomo e dalle istanze evangeliche di liberazione. Quegli furono profondamente segnati da questo lavoro,
inserito nel programma pastorale Comunione
e Comunità e
lievitato da quello straordinario documento dei Vescovi, nel 1981, La Chiesa italiana e le prospettive del
paese, assunto come percorso concreto di
evangelizzazione e di servizio, a partire dagli ultimi, non stando più alla
finestra o nel chiuso delle sacrestie bensì uscendo allo scoperto per “gridare
sui tetti ciò che si è ascoltato nelle orecchie”. È stato un lavoro certamente
non esente da errori e da esagerazioni, ma intriso di passionalità pastorale e
di servizio permanente per costruire una rete di comunione, di aggregazione, di
reciprocità che ha prodotto, nel tempo, assunzione di responsabilità
all’interno della comunità e ha favorito il sorgere degli organismi laicali di
partecipazione, dal consiglio pastorale ai vari gruppi di catechesi, di
animazione liturgica, di volontariato, di animazione missionaria e alla caritas
parrocchiale, con il vivo desiderio di operare un ‘balzo innanzi’ nella
maturazione della fede e della testimonianza della carità, “con la più chiara
coscienza che il nostro non è il tempo della semplice conservazione
dell'esistente, ma della missione". Questo tempo è stato
profondamente segnato dal principio della corresponsabilità ecclesiale su
modello di chiesa in cui la partecipazione corresponsabile è elemento non
facoltativo della vita comunitaria alla luce del diritto/dovere di tutti i
credenti di farsi carico dell’edificazione ecclesiale sul piano progettuale ed
operativo.
Lungo
questo itinerario si è ritenuto necessario operare nella comunità il tanto
richiesto passaggio da una pastorale rituale e cultuale, di mera conservazione,
ad una pastorale missionaria che potesse recuperare, accanto alla funzione
liturgica ed evangelizzatrice della chiesa, l’essenzialità della missione
regale che impone di servire Gesù Cristo, Maestro e Signore, non solo e non
tanto con i sontuosi paramenti liturgici ma con il grembiule della lavanda dei
piedi.
domenica 15 novembre 2015
Festa accoglienza - 14 novembre 2015
Abbiamo aperto la nostra festa di
accoglienza con il video di TV2000 che riporta il commento di papa
Francesco sulla barbarie parigina, nel silenzio e nella preghiera. Il
nostro compito educativo è seminare nel cuore di tutti la speranza a
fronte della disperazione, la lotta a fronte della resa, il coraggio a
fronte della viltà, l'amore a fronte della violenza. Bella testimonianza
di tanti ragazzi con i genitori e i catechisti. Intensa la partecipazione alla santa messa prefestiva e serena la successiva convivialità. Bravi e grazie.
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